Nell'ambito degli incontri formativi interni ad Arimo, abbiamo avuto il piacere di ospitare Stefano Zamagni, illustre economista e presidente dell'Agenzia per il Terzo Settore. Zamagni. il quale crede vivamente nell'importanza delle politiche di welfare anche nell'attuale tempo di crisi, ha illustrato la sua innovativa teoria, che attribuisce agli operatori del settore no profit un ruolo fondamentale.
Ripercorrendo le tappe vitali del Welfare - da quello di tipo capitalistico caro agli Stati Uniti, al Welfare State di Lord Beveridge, parlamentare inglese che nel 1942 rilevò il dovere dello Stato di occuparsi del cittadino "dalla culla alla bara" - si è sottolineato come entrambi i modelli abbiano dimostrato la propria fallacia. In particolare, il Welfare State ha rivelato la propria debolezza nel duplice aspetto della sostenibilità finanziaria e della standardizzazione delle modalità di soddisfacimento dei bisogni. Si comprende dunque che non il solo Stato, o in alternativa le sole imprese, debbano prendersi cura dei cittadini, bensì l'intera società. L'affermazione del Welfare Society (o generativo) s'impone necessariamente nel panorama degli addetti ai lavori come alternativa espressiva di una sussidiarietà circolare: ente pubblico, imprese e società civile organizzata come tre sfere che interagiscono per progettare interventi e assicurarne la gestione. Il modello suddetto funzionerebbe nel modo seguente: dalle imprese private verrebbero reperite le risorse necessarie alla fornitura di servizi di welfare, mentre la vigilanza dell'ente pubblico diverrebbe fondamentale per garantire l'universalismo, evitando così l'esclusione di gruppi sociali. All'interno di questo meccanismo - e qui giungiamo alla parte per noi più interessante - il mondo del no profit (o terzo settore) occuperebbe un posto privilegiato in quanto portatore di conoscenze specifiche tramite le organizzazioni della società civile, capaci di elevare la qualità tacita. Dopo tutto, chi meglio di un'associazione di volontari potrebbe dar voce ai bisogni avvertiti in un certo quartiere della città? La conseguenza è che muta anche il ruolo degli educatori che si destreggiano nel settore no profit: da semplici operatori sotto il controllo dello Stato, a veri e propri imprenditori socialicon la possibilità di applicare senza interferenze il proprio bagaglio di conoscenze specifiche.
Ringraziamo vivamente Stefano Zamagni per aver portato le sue idee innovative nel nostro ciclo di incontri formativi, accogliendo l'invito di Pino Varchetta.